BOTSWANA
Nel deserto del Kalahari
Deserto, grandi spazi, distese bianche di sale, praterie di erba gialla battuta dal vento e rare oasi dove crescono giganteschi baobab. Questo è il deserto del Kalahari, parte dell’immenso bacino che copre oltre 2 milioni e mezzo di chilometri quadrati e si estende dallo Zimbabwe, lo Zambia e l’Angola, fino al Sudafrica comprendendo parte della Namibia e il Botswana: un ambiente enorme, complesso, che cambia volto a seconda della regione e della stagione. Nella prima metà dell’ottocento la quasi totalità delle piste seguite dai primi esploratori europei passavano da queste parti e i grandi baobab divennero uno dei pochi riferimenti geografici a disposizione dei vari Livingstone, Baines, Chapman, che in molti casi lasciarono i loro nomi incisi nella corteccia di questi giganti.
I pan sono laghi salati asciutti: il tasso di evaporazione è più alto rispetto a quello di precipitazione e l’acqua che si raccoglie durante la stagione delle piogge (da dicembre a marzo) evapora rapidamente, provocando un’alta concentrazione salina. Durante la stagione delle piogge questa regione si copre di un manto verde smeraldo, con i pan coperti di un velo d’acqua e ospita un’infinità di uccelli; durante la stagione asciutta l’erba diventa gialla e i laghi si trasformano in un deserto di sale bianco abbacinante sul quale danzano infiniti miraggi.
Mille sfaccettature di una delle distese più selvagge e meno frequentate del pianeta dove abitano gli ultimi boscimani. Perché questa è la terra del popolo San: quegli incredibili ometti dai tratti orientali, la pelle color caffelatte e il sorriso perenne negli occhi, che in queste distese ostili, repulsive e senza fine, hanno sempre vissuto. Grazie alla loro straordinaria capacità di comprendere la natura e di adeguarsi all’ambiente sapevano, e sanno, come sopravvivere ad un ambiente severamente ostile e perennemente mutevole.
Per esplorare questa regione si può cominciare dallo Nxai Pan Camp. 9 cottage realizzati con materiali naturali in modo di garantire il massimo comfort ai 18 ospiti. Durante la stagione asciutta le temperature rigide regalano cieli straordinariamente stellati. Durante la stagione umida, non è raro trovare qualche migliaio di zebre con la loro corte di predatori proprio davanti al lodge. Nelle stagioni intermedie affascina la travolgente rapidità con la quale cambia l’ambiente. Bastano poche gocce di pioggia per trasformarne il volto. Nel volgere di una notte le bianche distese di sale diventano specchi d’acqua che riflettono il cielo, la steppa si copre d’erba e fiori, nei letti dei fiumi torna a scorrere l’acqua e milioni di animali selvatici, avvisati da chissà quale misterioso segnale, arrivano da ogni direzione.
Poco lontano ecco il Makgadikgadi Pans National Park. Lungo il confine del parco sorge il leggendario Jack’s Camp: esclusivo tempio del safari che attira facoltosi visitatori da ogni parte del mondo. Il campo è assolutamente unico nel suo look senza tempo: una sorta di mix elegante fra la residenza di un visir e una biblioteca ottocentesca.
Vicinissimo al campo vive una comunità boscimane che qui ha trovato una terra dove continuare a vivere secondo le regole ancestrali. I San che vivono nella concessione di Uncharted Africa, grazie alla loro leggendaria capacità di leggere il deserto e di seguire le tracce diventano guide straordinarie. Fra i personaggi più memorabili di questa comunità è il signor Cobra dallo sguardo ironico e il volto disegnato dal tempo. Nessuno ne conosce l’età, ma si dice di lui che sia l’ultimo boscimane purosangue. Il suo passatempo preferito, per la delizia dei fotografi, è mettersi in bocca uno scorpione: lui asserisce che lo fa per pulirgli gli occhi poverino, visto che vive nella sabbia…….
Grazie alla collaborazione con la ricercatrice sudafricana Wendy Wilson e al paziente lavoro dei boscimani, i ranger di Jack’s e Kalahari Camp hanno avviato un programma di studio sui suricati che prevede la familiarizzazione con alcune comunità di questi curiosi animaletti al fine di poterne seguire i movimenti e studiarne il comportamento, l’organizzazione sociale e le abitudini alimentari. Il risultato è sorprendente: per il suricato, il visitatore è parte integrante dell’ambiente e basta che stia fermo per diventare un comodo punto di osservazione elevato in modo da tenere d’occhio la zona e evitare sorprese da parte di qualche predatore. Ovvero, trovarsi con un suricato in testa non è raro.
Giustamente famosa anche l’escursione con i quad sul pan, per passare una giornata fra paesaggi sterminati e sorprese mozzafiato (solo durante la stagione asciutta).
Per fare indigestione di animali bisogna spostarsi nel quadrante nord-occidentale del parco, lungo il fiume Boteti dove l’incontro fra deserto e acqua si fa più drammatico e spettacolare. Qui il fiume, quando le piogge sono abbondanti e l’acqua torna nel suo letto, scorre fra due alte sponde di sabbia creando un microcosmo coloratissimo che attira una moltitudine di animali e uccelli davvero incredibile. Elefanti, giraffe, zebre, ogni specie di gazzella e tutti i relativi predatori a partire da leoni e leopardi arrivano dalle distese arse e spinti dalla sete si avvicinano al fiume per bere.
La base ideale per esplorare questa regione è il Leroo-La-Tau Safari Lodge (l’orma del leone in lingua tswana) che sorge letteralmente sulla sponda opposta del fiume Boteti rispetto al Makgadikgadi Pans National Park. Da poco ristrutturato, vanta 12 cottage a picco sull’acqua, caratterizzati da terrazze panoramiche dalle quali è difficile separarsi anche con la promessa di escursioni indimenticabili.
In particolare durante la stagione asciutta, rimangono poche pozze d’acqua. Intorno allo specchio blu immobile si radunano gli spring-bok, gli impala, gli orici, gli elefanti e ovviamente i predatori che qui non devono nemmeno nascondersi o aspettare la notte. È proprio qui che due leonesse inscenano tutto il repertorio della savana: accerchiamenti, agguati falliti e finalmente il balzo giusto, la zampata micidiale che atterra l’impala proprio sotto i nostri occhi.
Niente suoni, disperazione, ripensamento, cattiveria: solo gesti perfetti, essenziali, il ciclo della vita e della morte compiuto. Il senso, la forza, la magia dell’Africa sono racchiusi in quel balzo, quella fuga, quel pasto che dura pochi attimi: poi le fiere si allontanano in cerca d’ombra. Il poco che resta se lo contendono sciacalli e avvoltoi.
Rimane il cielo blu cobalto che copre il silenzio, la morte, la bellezza, i nostri passi che si allontanano.
Se vuoi esplorare le bellezze naturali del deserto del Kalahari, “Il Viaggio” propone un tour del Botswana e Zimbabwe, attraverso il quale si potrà scoprire la fauna del Delta dell’Okavango, le distese saline di Makgadikgadi Pans, il fiume Chobe e le scenografiche Victoria Falls. Scopri la proposta.
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