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Carso insolito

Il Carso stanco di guerra. Di essere solo una meta lungo trincee e memorie del Primo conflitto mondiale, mentre questo altopiano calcareo è bellezza. Basta imboccare il Sentiero Rilke, il più famoso del Carso Triestino, da Sestiana a Duino, per incantarsi davanti al contrasto fra il candore delle rocce, il blu del mare, il verde di lecci, olivi selvatici e cespugli di macchia. Tavolozza che in autunno è invasa dal rosso, per la spettacolare fioritura del sommaco.

Fioritura del sommaco

Si cammina e cammina (scarpe robuste) fino al Castello di Duino (XIV sec.) che domina il golfo di Trieste, dei Thurm und Taxis, dinastia che affonda le sue radici ai tempi dei romani. E ha ospitato il poeta boemo Rainer Maria Rilke, oggi omaggiato nel nome del sentiero. Si visita il castello arcigno sul Golfo di Trieste, ci si perde fra saloni e parco (castellodiduino.it). L’esperienza della bellezza prosegue quando si incrocia la Riserva Naturale delle Falesie di Duino, 107 ettari di faraglioni bianchi sul mare, lecci e carpini, sorvolati da gabbiani e falchi pellegrini.

Duino

Solo un paio di chilometri (ma in auto) e si arriva in un angolo quasi segreto del Carso, la Risorgiva del Timavo che riemerge fra salici, platani, olmi dopo un percorso sotterraneo di 40 chilometri. C’è qualcosa di stregato in questo luogo dove si sente solo “L’acqua risonante” descritta da Virgilio, e poi è silenzio. Qui si fermarono gli Argonauti già in possesso del Vello d’oro. E qui, dove si veneravano Ercole e Saturno, alla fine del ‘300 fu costruita la basilica di San Giovanni in Tuba, che conserva tracce di antichi culti, nodi di Salomone, mosaici, bacini d’acqua intorno all’altare. Altra passeggiata, tra i profumi di macchia, lungo il Sentiero della Salvia che si incrocia con quello dei Pescatori, uno dei più antichi, usato dai romani per trasportare le pietre calcaree. Poi c’è la Strada napoleonica, 5 chilometri facili da Opicina a Prosecco, fra verde, rocce, pareti verticali da free climbing, e mare: è il miglior belvedere sulla Barcolana, una delle più imponenti regate veliche del mondo (quest’anno 3-11 ottobre).

Poi c’è il Carso nascosto, sotterraneo: 3200 grotte censite. Affrontando un migliaio di gradini si scende in quella Gigante a Sgonico, fino al suo salone naturale, coronato da stalattiti e stalagmiti che, secondo il Guinness dei Primati è il più vasto del mondo (grottagigante.it).

Grotta Gigante di Sgonico

È più piccola, ma più luminosa, la Grotta delle Torri di Slivia a 100 metri sotto la terra (grottatorridislivia.it). Poi ci sono la Grotta delle Gallerie, quella Azzurra (per il riflesso del cielo) …E le grotte dei vini dove maturano i bianchi Vitovska e Malvasia, il rosso Terrano. La cavità del Carso sono le cantine di grandi e premiatissimi produttori, aperte alle visite: come quella del vigneron Sandi Skerk  (skerk.com), o della famiglia Lupinc, famosa anche per i passiti bianchi e rossi (lupinc.it). Durano un paio di ore le degustazioni da Edi Kante, il mago dei vini bianchi (kante.it). Ma la grotta-cantina più spettacolare, 1200 mq, è quella di Beniamino Zidarich, il Maestro dei vini rossi che ha inventato anche tini in pietra carsica (zidarich.it). Il tour dal bello al buono deve concludersi nel santuario della cucina del territorio, la Locanda Devedak a San Michele del Carso che fa parte delle Premiate Trattorie Italiane. Producono tutto loro, dalle verdure al pane, e il loro menu è un viaggio attraverso sapori heritage, tagliolini alla farina di vinaccia, zuppa di cioccolato…

Se desideri partire alla scoperta dei luoghi e dei sentieri più suggestivi del Carso, contatta i Travel Designer de Il Viaggio.

Anne Bonny

Si parla sempre di pirati al maschile. Ma nel ‘700 c’è stata un fior di piratessa, Anne Bonny, nata in Irlanda, figlia illegittima di un avvocato. Ribelle, volitiva, con un gran senso dell’avventura, Anne partì per New Providence come si chiamava allora Nassau nelle Bahamas e iniziò la sua carriera di bucaniere con il celebre Calico Jack a cui si deve l’immagine di Jolly Roger, un teschio e due sciabole incrociate, cioè la bandiera che sventolava sui velieri dei pirati. Assalì navi mercantili francesi, vascelli reali britannici in combutta con un’altra piratessa Mary Read. Vere protagoniste della guerra di corsa come si chiamano arrembaggi e assalti nel linguaggio corsaro. Ma furono catturate, condannate a morte, eppure riuscirono a scampare l’esecuzione. Mentre Mary Read morì in carcere, di Anne Bonny si sono perse le tracce. Solo leggende come quella che la vuole ancora all’arrembaggio sui mar. Anche nel Mediterraneo.

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