Great Ocean Road
Un itinerario spettacolare lungo la costa meridionale australiana, alla scoperta di una natura selvaggia e di un mare impressionante battuto dai roaring forties.Vento teso, onde gigantesche e correnti turbinose battono i 130 chilometri che dividono Moonlight Head da Port Fairy, la Shipwreck Coast. La costa dei relitti (così suona il suo nome tradotto in italiano) fa parte di uno dei percorsi più selvaggi del mondo: la Great Ocean Road, che si snoda come un serpente lungo la costa Sudest dell’Australia, di fronte alla Tasmania, offrendo ad ogni contorsione scorci sempre nuovi di una scogliera mai uguale a se stessa. Lo spettacolo è continuo e cangiante: sabbia bianca mescolata ad acqua cobalto, dove i surfisti si perdono come puntini nell’infinito; villaggi coperti di salmastro che conservano gli umori di quando le baleniere partivano verso l’ignoto; le foreste pluviali dell’Otway National Park e le sagome inquiete dei Dodici Apostoli, giganteschi faraglioni che fendono il cielo come lance spezzate.
Costante, fisica, simbolica, immensa, la presenza dell’Oceano, resa più minacciosa dai Roaring Forties. I “Quaranta Ruggenti” indicano un complesso miscuglio di venti, di correnti e di onde che si presentano con regolarità costante in questo angolo di terra incontaminata. Il viaggio lungo le emozioni della Great Ocean Road comincia 95 chilometri a sud-ovest di Melbourne, a Torquay, la capitale australiana delle “tavole”. Il luogo ideale per un “Mercoledì da leoni”. Una breve puntata all’interno e il serpente d’asfalto torna ancheggiando sull’oceano ad Anglesea. Nei dintorni si esplorano le foreste e le cascate dell’Angahook State Park. Cape Otway National Park è un “campione” perfetto del più grande universo che lo circonda. Fino a 15.000 anni fa questa penisola era collegata alla Tasmania, che oggi si nasconde dietro un orizzonte terso e invitante. Verso Ovest il paesaggio cambia di nuovo, si fa sempre più selvaggio. Compaiono le ripide scogliere di Moonlight Head, lanciate verso il mare in una caduta vertiginosa e mozzafiato. Sono le più alte del mondo. A Peterborough, lo scenario assume tratti apocalittici. Comincia lo Shipwreck Trail, un percorso entrato nel mito della marineria internazionale, che collega i relitti di oltre 80 vascelli. Ai “Dodici Apostoli”, le balconate panoramiche si affacciano sulle scogliere. La luce, rosa al mattino, bianca e accecante a metà del giorno, e indaco al tramonto, spesso arricchita da nuove tinte con il mutare delle condizioni atmosferiche, è il principale spettacolo che si può godere da questi palchi naturali. Un luogo da non perdere per gli appassionati di fotografia.
Ancora verso occidente: due vecchie stazioni baleniere, Port Fairy e Portland. Atmosfere salmastre, profumi evocatori, luci velate, come in un libro di Herran Melville: aprendo bene l’orecchio, sotto i portici imbruniti, pare di sentire il ticchettio della gamba di legno di un vecchio nostromo. La grande strada dell’oceano si chiude a Tower Hill, il vulcano estinto divenuto parco nazionale nel 1892, il più antico nello Stato di Victoria. Koala, canguri ed emu sono l’ultimo dono che questa costa incantata offre agli occhi ancora storditi e pieni di selvaggia bellezza.
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