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BHUTAN

La ricetta della felicità

Bhutan – Tiger’s nest

Tutto ebbe inizio nel 1972, con la salita al trono del re Jigme Singye, allora 17enne, che dopo aver percorso in lungo e in largo tutto il regno ed aver chiesto personalmente ai suoi abitanti quale fosse la loro più grande aspirazione o ambizione, tornò a casa con una risposta universale al suo sondaggio: “vorrei essere felice“. Sulla base del responso ricevuto, cominciò a studiare ed indagare per poter offrire una “soluzione” al desiderio del suo popolo. Dopo un lungo periodo di ricerca, nacque l’idea del FIL, l’indicatore di felicità interna lorda, come alternativa al PIL – prodotto interno lordo. Durante i suoi studi il re comprese come il PIL non fosse in grado di indicare il reale stato di benessere di un paese e della sua popolazione (per portare un esempio: tenendo conto di tutti i flussi finanziari, compreso anche il fatturato dei medicinali, allora il PIL di una nazione potrebbe crescere nel momento in cui ci si ammala di più) e notò come molti paesi avessero sacrificato i loro valori, le loro culture e l’ambiente per la crescita economica. Allora, partendo dal principio che non serve a nulla essere la nazione più ricca del mondo se i suoi abitanti non sono felici, decise che avrebbe cominciato ad attuare politiche di sviluppo mirate ad aumentare la felicità della popolazione piuttosto che alla crescita economica, garantendo il benessere dei cittadini, la tutela dell’ambiente e l’armonia comunitaria.

Paro – panorama

Dal 2008 l’intera politica pubblica del Bhutan viene esercitata secondo i 4 pilastri del FIL: conservazione della natura, promozione della cultura, sviluppo di un’economia sostenibile e buon governo, che a loro volta si basano su fondamenti quali il benessere psicologico, la salute, l’uso del proprio tempo, l’istruzione, la diversità culturale, la vitalità delle comunità, la tutela della biodiversità e la qualità della vita. Secondo questi principi, il governo applica una politica turistica molto restrittiva definita di “debole impatto”: è infatti l’unico paese al mondo che impone una spesa minima giornaliera di soggiorno per visitatore, parte della quale viene reinvestita nell’istruzione e nella sanità.

L’applicazione del FIL interessa anche l’agricoltura, settore che impiega la maggioranza della popolazione. A tutela dell’ambiente, del suolo e della salute, il governo si è posto come obiettivo la conversione totale alla produzione agricola biologica entro il 2020, bloccando i fondi destinati all’acquisto di prodotti chimici e finanziando l’introduzione di compostiere per la creazione ed utilizzo di fertilizzanti naturali. Una scelta lungimirante, a discapito del profitto, ma a favore della sostenibilità.

Paro – Risaie

Inoltre, il FIL salvaguardia il paesaggio imponendo che le abitazioni vengano edificate utilizzando materiali locali e rispettando l’architettura tradizionale, oltre ad attuare politiche ambientali volte a preservare il suo ecosistema ad altissima biodiversità e a tutela dei vari habitat naturali, rimasti sostanzialmente intatti nel tempo. Oltre il 70% del paese è ricoperto da aree verdi ed un quarto del territorio si trova all’interno di aree protette.

©Yael Levey Photos – Pinterest

Dal 2010 la Felicità Interna Lorda è stata introdotta anche in tutti i programmi scolastici attuati nel regno. L’Early Learning Center di Thimphu, con il suo slogan “educazione alla felicità universale”, è considerata la scuola emblema che esprime questa filosofia. Educa alla FIL a partire dall’alimentazione proponendo delle giornate a tema, volte a limitare il consumo di cibi industriali e confezionati e in modo da ridurre l’uso di imballaggi di plastica, come ad esempio il lunedì è la giornata della frutta, il giovedì quella del cibo da casa preparato dai genitori e il venerdì quello della tradizione bhutanese, nella quale si consuma cibo locale per contribuire al sostentamento dei produttori locali. Insegna ad essere felici attraverso la meditazione come pratica quotidiana per pulire e calmare la mente in modo da raggiungere la piena consapevolezza. Tramite il programma “design for change” porta gli alunni ad analizzare ed individuare un problema, cercare la soluzione, metterla in pratica e condividerla con gli altri.

Bhutan – uomo al lavoro

Secondo gli indicatori del PIL, che non tengono conto della sostenibilità, il Bhutan risulta essere uno fra i paesi più poveri del mondo, ma in realtà nessuno muore per fame, non risultano esserci mendicanti, delinquenti o criminalità. Inoltre quasi la totalità della popolazione ha accesso gratuito all’istruzione e alla sanità. Questo risultato è il frutto di un’idea di sviluppo diversa, verso un modello di crescita sostenibile ed inclusiva, prodotto di una scelta lungimirante rivolta al futuro di tutta la comunità. E’ allora il Bhutan uno dei paesi più felici del mondo? Difficile rispondere, perché la felicità è una questione molto personale. E’ però rassicurante sapere che il benessere dei cittadini, legato alla salute e alla serenità psicologica degli stessi e all’ambiente che li circonda, guidi le politiche del governo che cercano di creare le condizioni che permettano, a chi lo vuole, di essere felice.

Arrivati a questo punto, potremmo concludere chiedendoci qual è il segreto della felicità? Premettendo che la felicità sia una condizione altamente soggettiva, legata ai valori locali che cambia da una cultura all’altra e da uno Stato all’altro, forse concentrarsi sulla semplicità e sull’essenzialità potrebbe essere la chiave. Se guardiamo al popolo del Bhutan, la ricetta della felicità sembrerebbe basarsi sulla consapevolezza, la resilienza, il rapporto e l’armonia con la natura ed il ritorno all’essenzialità, anche se a discapito della crescita economica.

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Sara Storer

travel teller

Amante dei viaggi, della buona cucina e di tutto ciò che è nuovo e diverso. Ha il viaggio nel DNA e sogna di vivere viaggiando per poter scoprire ogni giorno un nuovo angolo di mondo.

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